sabato 24 dicembre 2011

Bivacco Redolf


LE OPERE REALIZZATE PER INIZIATIVA
DELL’AZIENDA DI MOENA


Una <<ferrata>> e due bivacchi
lungo i crinali delle Bocche

Il tracciato della via attrezzata ripercorre i luoghi che furono teatro degli epici scontri tra i soldati italiani e austriaci durante la prima guerra mondiale - Costruite anche quattro postazioni di sosta

E non piovve. Ancora prima delle sette del mattino la piazza antistante al palazzo municipale ha visto radunarsi, puntualissimi, i moenesi e tra loro l’assessore provinciale al turismo Claudio Betta (in perfetta tenuta alpinistica), il comandante della Scuola Alpina delle Fiamme Gialle maggiore Giovanni Dassori, don Fortunato Rossi di Soraga, il maresciallo Quinto Romanin della Scuola Alpina delle Fiamme Oro, gli operatori della TV, la stampa, tutti increduli che dopo una notte di forte pioggia e con l’igrometro su massimi valori le nubi, quasi sornione, stazionassero pigramente sul cielo di Moena lasciando spazio di tanto in tanto ad avari squarci di sereno. Si parte, in auto, verso il Passo Lusia.La cerimonia è troppo importante: si tratta di inaugurare due bivacchi, quattro postazioni di sosta, una via attrezzata, che sono costati all’Azienda Autonoma di Soggiorno anni di lavoro e molti milioni. Serio impegno, quindi. E’ comunque doveroso riferire che la Provincia di Trento ha aiutato in maniera determinante l’attuazione delle opere, sia finanziariamente, sia con la messa a disposizione dell’elicottero (pilotato da Moviola e Simonetti), grazie al quale sono stati trasportati decine di quintali di materiale e persino l’acqua occorrente a quota 2700 per la costruzione del secondo bivacco. Va pure detto che anche la Magnifica Comunità di Fiemme ha voluto contribuire per la realizzazione delle attrezzature di cui s’è detto. Ma proseguiamo il viaggio.Poco meno di tre chilometri sulla statale che porta al Passo di San Pellegrino, altri cinque lungo la strada in terra battuta che, toccando il rifugio Resila giunge poi al Passo Lusia: davanti al rifugio omonimo le macchine si fermano. Possiamo così notare la presenza delle rappresentanze dei Vigili del Fuoco, della Squadra del Soccorso Alpino, delle Guide Alpina, delle FF.GG. di Predazzo, delle FF.OO. di Moena, del maestro di sci Damolin, dell’ex sindaco Bez, di alcuni reduci della prima guerra mondiale (hanno combattuto proprio nella zona di Bocche), anziani alpinisti quali i noti Tomaso Defrancesco e l’ingegnere Bruno Federspiel e di molti altri.Moena è proprio tutta presente, osserviamo. <<Non esattamente>>, ci viene risposto. Sarebbe? <<Manca chi rappresenta il Comune>>. L’arrivo di due elicotteri ci distoglie dall’argomento. Paolo Catona, incaricato di girare un film sulla manifestazione carica frettolosamente su uno dei velivoli il materiale da cinematografaro e si fa trasportare dal noto pilota Abram su cima Bocche.Non c’è dubbio, pensiamo, l’organizzazione è perfetta. Presidente e direttore dell’AAS sorridono soddisfatti.


NUMEROSE PERSONALITA’ HANNO PARTECIPATO
ALL’INAUGURAZIONE DELLE OPERE

Al rifugio con salsicce, polenta e vino

Mentre il grosso della comitiva si avvia a piedi verso il Lastè, l’altro elicottero comincia a fare la spola tra il passo Lusia ed il lago Lusia: impiega tre o quattro minuti per ogni viaggio. Noi impiegheremo circa un’ora e mezzo. Le nubi si diradano, il panorama delle Pale (perfido il Cimone scoperto) premia la breve fatica.
Il bivacco (quota 2.333) è in muratura: una lapide ricorda che è stato dedicato a Sandro Redolf, assessore comunale e membro del consiglio dell’AAS prematuramente scomparso. Come bivacco è piuttosto capace. Quattro cuccette, alcune panche, camino e cucina. In caso di necessità può ospitare molte persone, un pò strette, ovviamente, ma al coperto. Un bel lavoro davvero.
Arriva con elicottero monsignor Fortunato Rossi, supera gli ottant’anni, ma scende dal velivolo come un ragazzo.
E’ l’ora della messa: nella selvaggia conca di Bocche (aspra e forte, direbbe il poeta) ritorna il silenzio. Don Rossi ricorda i cruenti combattimenti svoltisi nella zona durante la guerra 1915-18 e auspica un mondo di pace.
Dietro al bivacco sta cuocendo la polenta in giganteschi paiuoli. Centinaia di salsicce emanano dalla enorme griglia un profumo che fa agitare i presenti. Ma ci sono anche grandi forme di formaggio locale. Il vino, abbondante, è di quello tipico. Tutto scompare in poco tempo. Viene anche un pò di sole. Tony Gross, intervenuto alla cerimonia in rappresentanza delle guide alpine del resto della valle, sale in elicottero ed Abram lo porta, con l’assessore Betta, a fare un giro di ricognizione. Parliamo con diversi gitanti. Cosa fate ora? <<Andiamo a provare la nuova ferrata>>. E ci va anche l’assessore al turismo della provincia, in perfetta tenuta alpinistica. Il coro rimane a dà sfogo a tutto il suo repertorio. Ardelio Turri ha tenuto un lungo ed applauditissimo discorso. Citati e ringraziati i materiali esecutori delle opere (Tobia Zanon, Valerio Defrancesco, Giuseppe e Domenico Sommariva) e la squadra di volontari che hanno collaborato (Adriano Damolin, Claudio e Fabrizio Weber, Federico Avico, Franco Bellante, Fabrizio Defrancesco, Settimo Rossini, nominato il progettista Armando Leopardi e messa in risalto la fatica di Federico Bellante, consigliere dell’Azienda Turistica che ha speso molte giornate per seguire i lavori dando validi e preziosi consigli) il suo grazie è andato alla Provincia, alla Comunità di Fiemme, alle Fiamme Gialle, al loro comandante Dassori, ai suoi uomini che hanno dato fondamentale aiuto nella costruzione della ferrata del Gronton (Fernando Dellantonio, Aurelio Nones, Giovita Casali, Emilio Ciammetti, Natale Corradini, Ivo Poletti, Mauro Bontempelli e Silvano Zorzi).
Ha poi messo in risalto le peculiarità invernali del Lusia e del San Pellegrino, sottolineando l’importanza delle anzidette zone agli effetti del turismo estivo ringraziando ancora una volta la stampa, la televisione, la radio, gli operatori cinematografici, che hanno contribuito a far conoscere le località. Il suo discorso è continuato a lungo avendo toccato l’aspetto storico della catena di Bocche, teatro di sanguinosi scontri nel corso della prima guerra mondiale.
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Articolo tratto dal quotidiano "ALTO ADIGE" di lunedì 25 agosto 1980


Alcune immagini del Bivacco Redolf, oggi



 

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